Mostre

“Impression, Morisot”: il fascino dell’Impressionismo a Genova

A Palazzo Ducale dal 12 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025 la prima grande mostra dedicata a Berthe Morisot, una delle protagoniste dell'Impressionismo.

La mostra “Impression, Morisot è la prima grande mostra in Italia sulla figura di Berthe Morisot (1841 – 1895) allestita a Palazzo Ducale di Genova dal 12 ottobre 2024 al 23 febbraio 2025.

L’esposizione rientra nel calendario delle celebrazioni ufficiali del 150° anniversario dell’impressionismo, inclusa nella stagione commemorativa avviata dal Museo d’Orsay di Parigi, organizzata in collaborazione con il Museo di Belle Arti di Nizza e con prestiti inediti degli eredi di Berthe Morisot.

La mostra è un progetto di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura con Electa, anche editore del catalogo, sostenuta dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, con i patrocinio dell’Ambasciata di Francia, ed è curata da Marianne Mathieu, tra le più rinomate esperte dell’opera di Berthe Morisot e studiosa della storia dell’impressionismo, protagonista di molte scoperte scientifiche in questo ambito.

Più di 80 opere, tra dipinti, acqueforti, acquerelli, pastelli, cui si aggiungono documenti fotografici e d’archivio, molti dei quali inediti, consentono di ripercorrere la vita dell’artista, che ha saputo conciliare vita familiare e carriera artistica, e intrattenere fecondi rapporti con i più grandi artisti dell’epoca come Renoir, Monet, Manet, Degas ma anche con figure di intellettuali quali Mallarmé e Zola. La mostra riserva novità scientifiche correlate ai soggiorni sulla Riviera tra 1881 – 1882 e 1888 – 1889 e all’influenza della luce mediterranea sulla sua opera.

“BAJ. Baj chez Baj”: l’universo di Enrico Baj in mostra a Milano

A Palazzo Reale dall'8 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025 la mostra dedicata a Enrico Baj, uno dei protagonisti della neoavanguardia italiana e internazionale.

Milano celebra Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 – Vergiate, 16 giugno 2003), uno dei maestri della neoavanguardia italiana e internazionale, con un’ampia retrospettiva protagonista delle mostre d’autunno, studiata per ripercorrere tutti i temi e i soggetti della sua lunga e poliedrica esperienza. Baj torna a Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi, a cent’anni esatti dalla nascita e a dodici anni dall’esposizione, nella stessa sala, de I Funerali dell’anarchico Pinelli, che per la prima volta saranno integrati in un percorso antologico e in un dialogo puntuale con altri lavori del maestro.

Promosso da Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale con Electa, il progetto è curato da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj e conta quasi cinquanta opere distillate in un arco temporale che dai primi anni Cinquanta giunge all’alba del Duemila, attraversando le fasi di ricerca e di adesione dell’artista a diversi movimenti nel tempo: dal recupero del Dadaismo e del Surrealismo ai modi dell’arte Informale, dalla vicinanza al gruppo nordico di Co.Br.A alla genesi del movimento dell’arte Nucleare, che Baj fondò a Milano con Sergio Dangelo nel 1951. Partendo dall’astrazione gestuale degli esordi, passando per la nascita delle sue larvali figure antropomorfe e per l’eruzione delle montagne liquefatte nel corpo magmatico dei Generali, si toccherà la parodia delle invasioni extraterrestri per approdare all’esercito dei Meccano e al mondo animato delle cassettiere e dei trumeau.

I suoi personaggi, entrati nell’immaginario comune, le Dame e i Generali, gli Ultracorpi, gli Specchi, i Mobili e i mostri dell’Apocalisse animeranno una giostra di creature frutto dell’universo surrealista e insieme fantascientifico di un autore che ha fatto dell’ironia e del grottesco un grimaldello per scardinare il conformismo borghese e schierarsi contro ogni forma di potere costituito.

La sua celeberrima estetica del ninnolo e della passamaneria, delle nappe e dei bottoni lucidi come mostrine sui petti tronfi dei suoi militari blasonati, sarà il filo conduttore destinato a cucire, per sezioni, i temi giganteschi della poetica di Baj, liberati da una rigida sequenza cronologica o di genere, con continui rimandi fra arte e letteratura, colori e parole, seguendo una sorta di sceneggiatura che, anche in sede di allestimento, suggerirà allo spettatore un tempo e uno spazio teatrali.

Milano celebra Enrico Baj, a cent’anni dalla nascita

Dall'8 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025 a Palazzo Reale la mostra a cura di Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, dedicata all'artista internazionale

Milano celebra Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 – Vergiate, 16 giugno 2003), uno dei maestri della neoavanguardia italiana e internazionale, con un’ampia retrospettiva protagonista delle mostre d’autunno, studiata per ripercorrere tutti i temi e i soggetti della sua lunga e poliedrica esperienza.

Baj torna a Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi, a cent’anni esatti dalla nascita e a dodici anni dall’esposizione, nella stessa sala, de I Funerali dell’anarchico Pinelli, che per la prima volta saranno integrati in un percorso antologico e in un dialogo puntuale con altri lavori del maestro.

Promosso da Comune di Milano-Cultura e prodotto da Palazzo Reale con Electail progetto è curato da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj e conta quasi cinquanta opere distillate in un arco temporale che dai primi anni Cinquanta giunge all’alba del Duemila, attraversando le fasi di ricerca e di adesione dell’artista a diversi movimenti nel tempo: dal recupero del Dadaismo e del Surrealismo ai modi dell’arte Informale, dalla vicinanza al gruppo nordico di Co.Br.A alla genesi del movimento dell’arte Nucleare, che Baj fondò a Milano con Sergio Dangelo nel 1951. Partendo dall’astrazione gestuale degli esordi, passando per la nascita delle sue larvali figure antropomorfe e per l’eruzione delle montagne liquefatte nel corpo magmatico dei Generali, si toccherà la parodia delle invasioni extraterrestri per approdare all’esercito dei Meccano e al mondo animato delle cassettiere e dei trumeau.

I suoi personaggi, entrati nell’immaginario comune, le Dame e i Generali, gli Ultracorpi, gli Specchi, i Mobili e i mostri dell’Apocalisse animeranno una giostra di creature frutto dell’universo surrealista e insieme fantascientifico di un autore che ha fatto dell’ironia e del grottesco un grimaldello per scardinare il conformismo borghesee schierarsi contro ogni forma di potere costituito.

La sua celeberrima estetica del ninnolo e della passamaneria, delle nappe e dei bottoni lucidi come mostrine sui petti tronfi dei suoi militari blasonati, sarà il filo conduttore destinato a cucire, per sezioni, i temi giganteschi della poetica di Baj, liberati da una rigida sequenza cronologica o di genere, con continui rimandi fra arte e letteratura, colori e parole, seguendo una sorta di sceneggiatura che, anche in sede di allestimento, suggerirà allo spettatore un tempo e uno spazio teatrali.

In attesa della grande retrospettiva a Palazzo Reale, anche il Museo di Storia Naturale di corso Venezia ospiterà, dal 16 luglio al 13 settembre 2024, un omaggio dedicato a incisioni e libri d’artista, dove Enrico Baj ha classificato il mondo naturale, con ironia e immaginazione. Sotto il titolo Enrico Baj. Zoologia fantastica e altre nature saranno raccolte 22 tavole divise fra il Manuale di zoologia fantastica, il Paradiso perduto, la cartella I Fiori (con la sua botanica visionaria), oltre alle acqueforti del celebre De Rerum Natura del 1958, omaggio (reinventato) al poema latino di Lucrezio.

BAJ. BajchezBaj è anche a Savona e Albissola Marina.
Il catalogo unico edito da Electa

In occasione del centenario della nascita dell’artista milanese, inaugura l’8 ottobre unamostra dedicata all’opera ceramica di Baj in tutto il suo sviluppo storico e cronologico, a cura di Luca Bochicchio. Sempre sotto il titolo di BAJ. Baj chez Baj sarà aperta al Museo della Ceramica di Savona, con una sezione anche al MuDA – Museo Diffuso Albisola di Albissola Marina, nelle sedi del Centro Esposizioni e di Casa Museo Jorn. La collaborazione scientifica tra Milano e Savona, tra  i curatori e le istituzioni coinvolti ambisce a disegnare due itinerari autonomi ma complementari, capaci di rendere omaggio al genio eclettico di Baj, documentati nel catalogo unico, edito da Electa, nel quale i due percorsi espositivi si dipanano fra luoghi, forme, materiali e incontri, percorrendo l’affascinante cosmogonia di Baj, epifania di intelligenza e creatività.

Electa inoltre dedicherà a Baj un volume della sua collana A-Z, serie di lemmari monografici che raccontano figure eclettiche del Novecento.

“Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria”

La mostra, che celebra il centenario della nascita di uno dei fotoreporter più apprezzati del secondo Novecento italiano, raccoglie 100 tra le immagini più iconiche, alcune inedite, scattate a Milano, sua città d'elezione.

Una esposizione sull’opera di Mario De Biasi (1923-2013), fotografo versatile, definito da Enzo Biagi “l’uomo che poteva fotografare tutto”. E in questo tutto ha prediletto il capoluogo lombardo, dove si trasferì a 15 anni. Così a cento anni dalla sua nascita, il Museo Diocesano di Milano gli dedica – dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 – una Edizione Straordinaria che raccoglie una serie di scatti iconici dedicati alla sua città d’adozione.

La mostra “Mario De Biasi e Milano. Edizione Straordinaria”, curata da Maria Vittoria Baravelli e Silvia De Biasi, è organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano, col patrocinio del Comune di Milano e col sostegno di San Carlo. Sponsor: Studio legale Greenberg Traurig Santa Maria, Modulnova. Sponsor Tecnici: Graphicscalve, Litosud.

L’esposizione presenta 100 fotografie, per la maggior parte vintage, provini e scatti inediti, realizzati in quasi settant’anni di carriera da uno degli autori più apprezzati del secondo Novecento italiano, che per tre decenni documentò la storia del nostro Paese attraverso le pagine del periodico Epoca di Arnoldo Mondadori Editore.

Il percorso – costituito da opere provenienti dall’Archivio Mondadori e dall’Archivio Mario De Biasi – consente al pubblico di conoscere il linguaggio personale che De Biasi adattò a contesti molto diversi tra loro. E, in particolare, a Milano.

«Il Duomo, la città, la gente e la moda, senza ordine o punteggiatura», racconta Maria Vittoria Baravelli, «Milano è quinta e campo base, luogo di una danza infinita da cui De Biasi parte per tornare sempre, dedito a immortalare dalla Galleria ai Navigli, alla periferia, una città che negli anni cinquanta e sessanta si fa specchio di quell’Italia che diventa famosa in tutto il mondo».

«Questa mostra è l’occasione per illustrare il prezioso lavoro che abbiamo svolto nell’arco di oltre dieci anni – sottolinea Elisabetta De Simone, Executive Manager di Mondadori Portfolio – e che ha portato alla digitalizzazione di una rilevante parte dell’immenso archivio storico dell’editore. Un percorso significativo di valorizzazione, durante il quale, attraverso il recupero di stampe, negativi originali, fotocolor e diapositive, sono tornati all’attenzione del pubblico nomi di grande fama come Mario De Biasi, un autore straordinario che ha saputo raccontare come pochi, attraverso i suoi scatti, la storia del nostro Paese».

Uno sguardo lucido ed evocativo al tempo stesso, capace di narrare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame ordinate dei suoi scatti si leggono infatti i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni ’50 e ’60 andava assestandosi su una rinnovata identità culturale.

L’esposizione si apre idealmente con il primo autoscatto di De Biasi, ritrovato dalla figlia Silvia nell’archivio, solo dopo la morte del padre, che lo ritrae con l’impermeabile ben allacciato, i capelli un po’ arruffati, una macchina fotografica fra le mani, uno strumento che diventerà, com’ebbe modo di dire Bruno Munari, l’estensione naturale della sua stessa persona. L’immagine svela non solo il suo esordio quanto il concretizzarsi del sogno di diventare fotografo che lo stesso De Biasi annota a fianco dell’immagine con la frase “Il mio sogno è qui”. Un desiderio nato in Germania, a Norimberga in cui era stato inviato al lavoro coatto e dove, tra le macerie della città trovò casualmente, come segno del destino, della carta fotografica, alcuni liquidi per lo sviluppo e un libro sulla fotografia.
Rientrato in Italia, De Biasi trova in Milano il suo soggetto preferito, scoprendo, a piedi o in bicicletta, tutto il tessuto urbano, dal centro fino alle periferie. Nascono qui alcuni dei suoi cicli più famosi, come quello dedicato al Duomo e ai suoi frequentatori, tra cui spicca l’immagine di una coppia, vestita in abiti modesti, in visita alle guglie che ammira il paesaggio sottostante e di cui riesce a cogliere, grazie al suo talento da fotoreporter, il dettaglio della donna che si è tolta le scarpe e le ha poste ordinatamente accanto a lei.

«Ho sempre seguito l’attività di mio padre – afferma Silvia De Biasi -, sia quando scompariva per mesi girando il mondo come fotoreporter di Epoca sia quando, nelle rare pause del lavoro o dopo il pensionamento, partiva da casa all’alba con un pesante carico di macchine fotografiche e, con la stessa curiosità con cui affrontava un viaggio verso mete sconosciute, camminava instancabilmente per Milano alla continua ricerca di immagini inedite della sua amata città di adozione. La sistemazione del suo archivio mi ha però permesso di conoscere più a fondo il suo modo di lavorare e soprattutto di riscoprire i suoi primi scatti fotografici, realizzati dal rientro a Milano dopo la guerra».

Una delle cifre più caratteristiche del suo lavoro è quello di vedere la città con uno sguardo dall’alto che gli consente di abbracciarla completamente. Ne è un caso la fotografia del 1954 che cattura la Galleria Vittorio Emanuele II in tutto il suo splendore, animata da una folla di persone che la frequentano.

In De Biasi, spesso la città faceva anche da set cinematografico per raccontare le storie di persone comuni. È il caso della serie di fotografie del 1956 in cui, ricercando un soggetto per documentare la ritrovata normalità dopo gli anni devastanti della guerra, pensa di narrare per immagini la giornata di una tipica ragazza milanese della porta accanto, la cui identità è ancora sconosciuta, e che seguì fin dal suo risveglio in tutti i suoi riti e ritmi quotidiani.

L’approccio autoriale di De Biasi si arricchisce dell’acume giornalistico nel 1953, quando viene assunto come fotoreporter da Epoca. Rivista iconica del tempo, ideata sul modello dei periodici statunitensi illustrati, di cui facevano parte, tra gli altri, Aldo Palazzeschi e Cesare Zavattini, Enzo Biagi, Bruno Munari. Tra le fotografie esposte, spicca anche una delle prime scelte da Mondadori per la rivista, ovvero quella della locomotiva a vapore della linea ferroviaria, chiamata affettuosamente in dialetto milanese Gamba de lègn (Gamba di legno), che dal centro portava a Magenta. In una pubblicazione che si distingueva per la raffinata impostazione grafica, secondo il direttore Enzo Biagi, De Biasi era l’unico in grado di garantire sempre al giornale “la foto giusta”, anche se per guadagnarla doveva rischiare la vita tra pallottole e schegge di granata, nei tanti servizi bellici della sua carriera. Oppure confrontarsi con i grandi personaggi dell’epoca tra intellettuali, attrici e artisti.

All’interno del percorso non poteva mancare il suo scatto più conosciuto, Gli Italiani si voltano, realizzato nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, che immortala un gruppo di uomini che osservano Moira Orfei, inquadrata di spalle e vestita di bianco mentre passeggia per il centro di Milano. L’immagine è presentata a fianco dei provini, tuttora inediti, del servizio che documentava la giornata della giovane artista circense.

La mostra si chiude con la sezione Da Milano alla Luna che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’Africa alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia a New York, fino ad arrivare alla documentazione dei preparativi per l’allunaggio dell’Apollo 11.

Cenni biografici

Mario De Biasi (Sois, Belluno 1923 – Milano 2013) si trasferisce a Milano a 15 anni dove diventa radiotecnico. Durante l’occupazione tedesca viene inviato a lavorare a Norimberga, dove trova per caso un manuale di fotografia e impara a fotografare da autodidatta. Tornato in Italia nel 1946 lavora presso la Magneti Marelli di Sesto San Giovanni e nel 1953 è assunto come fotoreporter dal periodico di Arnoldo Mondadori Epoca, con cui lavora fino al 1983. Durante questo trentennio realizza più di centotrenta copertine e indimenticabili reportage dall’Italia e da tutto il mondo: in Sud America, a Hong Kong, a Singapore, sull’Etna, in Africa. Rimangono celebri alcuni servizi come quello in Ungheria durante la rivolta del 1956 e quello della spedizione con Walter Bonatti in Siberia nel 1964. È molto apprezzato anche per i suoi ritratti “in maniche di camicia” ai protagonisti del tempo quali, solo per citarne alcuni, Aristotele Onassis, Ray Sugar Robinson, Andy Warhol, Marlene Dietrich, Brigitte Bardot, Alfred Hitchcock, Marc Chagall, Eugenio Montale, Claudia Cardinale.

Pubblica oltre cento libri e riceve numerosi riconoscimenti internazionali.

Nel 1982 riceve il premio Saint Vincent di giornalismo e nel 2003 è insignito dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) del titolo di “Maestro della fotografia italiana”. Il Comune di Milano riconosce la sua attività conferendogli l’Ambrogino d’oro nel 2006 e, dopo la sua scomparsa nel 2013, iscrivendone il nome nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in una lapide dedicata ai “cittadini illustri, benemeriti, distinti nella storia patria.”

I Fasti di Elisabetta Farnese arrivano a Piacenza

Apre il 2 dicembre 2023 la mostra “I Fasti di Elisabetta Farnese. Ritratto di una Regina”, organizzata dai Musei Civici di Palazzo Farnese di Piacenza con il supporto del Comune di Piacenza e in collaborazione con la casa editrice Electa.

Ideata e curata dagli storici dell’arte Antonella Gigli e Antonio Iommelli, l’esposizione ruota intorno a un nucleo di tele, oggi noto con il nome di “Fasti di Elisabetta”, eseguito nella prima metà del Settecento dal pittore di corte Ilario Mercanti detto lo Spolverini (Parma 1657 – Piacenza 1734).

Per la prima volta, dopo quasi trecento anni dalla loro migrazione a Napoli – città dove Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di Filippo V di Spagna, trasferì i Fasti e gran parte dei tesori artistici appartenuti ai Farnese – sei dipinti, già parte del ciclo, saranno esposti a Piacenza, concessi straordinariamente in prestito per quattro mesi dalla Reggia di Caserta e dal Municipio di Parma.

Sei importanti prestiti, dunque, che in aggiunta ad altre venti opere – molte delle quali provenienti da collezioni pubbliche e private – consentiranno al pubblico di ammirare insieme, per la prima volta, i Fasti di Caserta e di Parma, riuniti per tale occasione a quelli già presenti a Piacenza dal 1928. Un ambizioso progetto che permetterà inoltre di far comprendere la grandezza e la cultura straordinarie di una donna singolare come Elisabetta (Parma 1692 – Madrid 1766), la cui ambizione e intelligenza furono largamente note e apprezzate da tutti i suoi contemporanei, in particolare dal re Filippo V, suo consorte dal 1714.

La mostra, patrocinata dal Ministero della Cultura, dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Parma, sarà allestita nella Cappella ducale di Palazzo Farnese di Piacenza, un’elegante sede espositiva che ben si integra nella nobile residenza farnesiana, quest’ultima iniziata alla metà del Cinquecento da un’altra grande donna legata alla potente dinastia, Margherita d’Austria, figlia dell’imperatore Carlo V e moglie di Ottavio Farnese. In questa splendida cornice – un connubio perfetto tra funzione liturgica e celebrazione di un fasto aristocratico – in aggiunta a una serie di ritratti, a un disegno e ad alcune incisioni, sarà esposto il Ragguaglio delle nozze della Maestà di Filippo Quinto e di Elisabetta Farnese, un resoconto dettagliatissimo, dato alle stampe nel 1717, che illustra e descrive il matrimonio per procura tra Elisabetta e Filippo V, nonché i festeggiamenti a loro tributati dalla corte e il viaggio dell’ultima discendente della famiglia Farnese dal piccolo ducato di Parma e Piacenza al grande Regno di Spagna.

Tale racconto sarà, infine, enfatizzato dalle più moderne soluzioni di realtà estesa (videoproiezioni, aule immersive, ologrammi) che, attraverso la ricostruzione di narrative, luoghi e ambienti, aiuterà i visitatori a far vivere un’esperienza “aumentata” e ad immergersi nei diversi contesti.

La mostra sarà inoltre accompagnata da un catalogo edito da Electa.

La vicenda storica e artistica dei Fasti

Nel 1714 il pittore di corte Ilario Mercanti detto lo Spolverini (1657 – 1734) fu incaricato da Francesco Farnese, duca di Parma e di Piacenza, di seguire tutte le fasi delle nozze per procura di Elisabetta Farnese con Filippo V di Spagna per poterne dare rappresentazioni precise. L’artista, che per tale occasione trasse un numero imprecisato di disegni, dipinse negli anni uno sfarzoso ciclo di tele, noto col nome di “Fasti di Elisabetta” e attualmente diviso tra i Musei civici di Piacenza, il Municipio di Parma e la Reggia di Caserta.

Il risultato fu notevole: a differenza, infatti, degli altri Fasti – quelli, ad esempio, detti “di Paolo III” e “di Alessandro Farnese”, commissionati da Ranuccio II ed eseguiti, tra gli altri, da Giovanni Evangelista Draghi e da Sebastiano Ricci – quelli di Elisabetta non rappresentano eventi legati ad un passato glorioso bensì vicende contemporanee rese con grande realismo e vivacità di particolari, tinte e costumi, un risultato dovuto sicuramente agli appunti grafici eseguiti dal vivo dal pittore.

Arduo rimane, però, ancora stabilire se il ciclo eseguito dallo Spolverini contemplasse una o più serie e la loro destinazione finale. La critica, infatti, è tuttora divisa tra chi ipotizza tre distinte serie, commissionate per ornare i palazzi di Parma, Colorno e Piacenza; e chi, optando per due serie, parla soltanto di Parma e Colorno. Ciò che è certo è invece il loro destino: nel 1734, infatti, insieme ad altre opere e a preziosi arredi provenienti dalle diverse residenze farnesiane, le tele, per volere di Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta e di Filippo V, furono incassate e poco dopo inviate a Napoli e qui spostate da un luogo all’altro. Trasferite a Caserta nel 1859, alcune di esse furono infine imballate e spedite in sotto-consegna, parte a Parma e parte a Piacenza, dove giunsero nel 1928.

Il Festival del Giallo Mondadori esordisce a Pietrasanta

Da venerdì 24 a domenica 26 novembre a Pietrasanta (LU) si svolgerà la prima edizione del Festival del Giallo Mondadori, organizzato dalla nostra casa editrice in collaborazione con il Comune di Pietrasanta.

Le tre giornate prevedono un ricco programma di incontri e presentazioni: sarà un’occasione imperdibile per gli amanti del genere di incontrare tante autrici e autori di romanzi investigativi pubblicati da Mondadori. Gli eventi si svolgeranno tutti presso il Chiostro dell’Annunziata.

Qui per scaricare il programma del Festival del Giallo Mondadori

Inoltre, dal 24 novembre 2023 al 7 gennaio 2024, presso il Chiostro di Sant’Agostino – Sala del Capitolo, si svolgerà la mostra dedicata alla storia del Giallo Mondadori, curata da Franco Forte. Il progetto espositivo ripercorre tutte le tappe che hanno caratterizzato la storia della collana: dall’esordio nel 1929, con la riproduzione delle prime quattro copertine che inaugurarono “I Libri Gialli”, alle diverse fasi che hanno portato il Giallo Mondadori in libreria.

Il programma del Festival del Giallo Mondadori 2023

Venerdì 24 novembre

18:00, Chiostro di Sant’Agostino – Sala del Capitolo – Inaugurazione della mostra del Giallo Mondadori realizzata in collaborazione con Fondazione Rosellini e Fondazione Mondadori, che si terrà dal 24 novembre 2023 fino al 7 gennaio 2024: un viaggio attraverso le copertine colorate e la carta fragrante di un genere letterario, di un marchio editoriale e, in fondo, di un pezzo della storia del nostro Paese.
All’inaugurazione saranno presenti il sindaco Alberto Stefano Giovannetti e il curatore della mostra Franco Forte.

19:00, Anteprima del nuovo romanzo di Antonio Manzini, con l’autore e Francesco Anzelmo.

21:00, Il futuro del giallo, con Carlo Lucarelli e Luigi Belmonte.

Sabato 25 novembre

11:00, Un commissario (viareggino) aspirante giallista, con Dario Ferrari, Marilena Rossi e Andrea Geloni.

15:00, Il giallo nella Storia, la Storia nel giallo, con Franco ForteBen Pastor e Luigi Belmonte.

17:00, L’investigazione è donna, con Gian Mauro CostaPiergiorgio PulixiNora Venturini e Giordano Aterini.

19:00, Donne in giallo, le scrittrici con Lavinia PettiNatasha StefanenkoSara Vallefuoco e Marilena Rossi.

21:00, La giustizia nel giallo con Maria Elisa AloisiFrancesco CaringellaCarlo Lucarelli e Franco Forte.

Domenica 26 novembre

11:00, I vecchi commissari con Diego LamaPaolo RoversiValerio Varesi e Giordano Aterini.

15:00, La logica del crimine con Carlo LucarelliStefano Nazzi e Igor Pagani.

17:00, Il giallo va in scena – Le regole del Legal Thriller secondo Giacomo Meroni con Alessandro PerissinottoPiero d’Ettorre, introduzione di Linda Fava, letture e interventi musicali.

A Milano la mostra su Gabriele Basilico tra Palazzo Reale e Triennale

Fino al 7 gennaio 2024 è aperta al pubblico la grande mostra dedicata al celebre fotografo di paesaggi urbani

Milano, la città in cui Gabriele Basilico (agosto 1944 – febbraio 2013) è nato e ha vissuto, celebra i 10 anni dalla scomparsa del fotografo con “Gabriele Basilico. Le mie città”, un’ampia mostra divisa in due sedi espositive: Palazzo Reale e Triennale Milano. La mostra, aperta al pubblico dal 13 ottobre 2023 fino al 7 gennaio 2024, è il primo grande omaggio che la città di Milano dedica a Gabriele Basilico, al suo lavoro e al suo sguardo cosmopolita, capace di cogliere l’anima di ogni città.

Il progetto espositivo si articola in più di 500 opere, partendo dall’attraversamento di Milano, in Triennale, per guardare e arrivare al Mondo, a Palazzo Reale.

Gabriele Basilico. Le mie città è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Triennale Milano, insieme alla nostra casa editrice Electa e realizzata con la collaborazione scientifica dell’Archivio Gabriele Basilico. 

A Palazzo Reale la mostra è curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia e presenta una selezione dei lavori sulle grandi committenze internazionali di Basilico; in Triennale, dove la curatela è affidata a Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi, viene esposta un’ampia selezione di immagini di Milano e delle sue periferie.

L’esposizione a Palazzo Reale

A Palazzo Reale sono esposte circa 200 opere selezionate dall’Archivio Basilico che contiene i più importanti lavori realizzati dall’artista nel corso della carriera in occasione di eventi internazionali. 

Lo spazio del Lucernario è occupato da “Sezioni del paesaggio italiano”, un’indagine seminale sulla trasformazione del paesaggio nazionale realizzata per la VI Biennale di architettura di Venezia del 1996, in collaborazione con Stefano Boeri (96 stampe 30×40 cm). Lo studio si sviluppa lungo sei sezioni del territorio, da nord a sud dell’Italia, idealmente corrispondenti a circa 50 km ognuna, che uniscono un’area urbana consolidata a una zona suburbana densamente popolata.

Nella Sala delle Cariatidi sono invece esposte 100 fotografie di oltre 40 città realizzate in occasione di prestigiosi incarichi internazionali, fra cui Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Londra, Parigi, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Gerusalemme, Beirut, Amman, Monte Carlo, Hong Kong e altre ancora.

Electa presenta a Roma e a Genova due mostre dedicate a Italo Calvino

I due progetti espositivi, rispettivamente alle Scuderie del Quirinale e a Palazzo Ducale, nascono per celebrare il centenario della nascita dello scrittore

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Italo Calvino la nostra casa editrice Electa presenta due mostre dedicate al grande scrittore, una a Roma e una a Genova.

La mostra romana dal titolo “Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte. Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” sarà inaugurata il 13 ottobre presso le Scuderie del Quirinale e rimarrà aperta al pubblico fino al 4 febbraio 2024. L’esposizione, curata da Mario Barenghi in collaborazione con Electa, esplora a fondo il legame di Calvino con le arti attraverso più di 400 opere tra dipinti, sculture, disegni e prime edizioni dei libri dello scrittore. La mostra, nata come progetto “visivo”, permetterà non solo agli amanti di Calvino, ma anche ai nuovi lettori, di conoscere meglio la vita e la produzione letteraria di uno dei protagonisti della letteratura novecentesca.

Parallelamente alla mostra di Roma, dal 15 ottobre 2023 al 7 aprile 2024, inaugura il progetto espositivo “Calvino cantafavole” curato da Eloisa Morra e Luca Scarlini a Palazzo Ducale di Genova, negli spazi della Loggia degli Abati. L’esposizione genovese organizzata da Electa, in collaborazione con le Scuderie del Quirinale, Teatro della Tosse e Lele Luzzati Foundation, è suddivisa in sei sezioni per dare la possibilità a visitatrici e visitatore di esplorare in modo più approfondito il rapporto di Calvino con il mondo delle fiabe.

Le mostre, parte del programma per le celebrazioni del centenario della nascita di Calvino, saranno accompagnate dalla pubblicazione dei relativi cataloghi:

Oltre ai cataloghi, Electa ha previsto anche altre attività editoriali dedicate a Italo Calvino: una nuova edizione di Idem di Giulio Paolini, un’opera preziosa e ormai introvabile; il volume Calvino A-Z, curato da Marco Belpoliti, per la collana Enciclopedie; Il dubbio e il desiderio, un nuovo titolo della collana Oilà curato da Silvia Bencivelli e dedicato a Eva Mameli Calvino, madre dello scrittore.

Electa annuncia la mostra per il centenario dalla nascita di Italo Calvino, da ottobre alle Scuderie del Quirinale

Il progetto espositivo, curato da Electa e presentato al Salone del Libro di Torino, è volto a raccontare e omaggiare il lavoro e le opere del grande scrittore

È stata presentata alla XXXV edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino, in anteprima alla stampa e al pubblico, la grande mostra dedicata a Italo Calvino (Santiago de las Vegas, Cuba 1923 – Siena 1985) che sarà inaugurata a Roma presso le Scuderie del Quirinale a ottobre 2023. Curata da Mario Barenghi, organizzata da Ales SpA / Scuderie del Quirinale in collaborazione con la casa editrice Electa, è tra gli eventi principali del programma ufficiale delle celebrazioni in occasione del centenario della nascita dello scrittore.

Un progetto ‘visivo’, attraverso la figura e l’opera di Calvino, che si rivolgerà sia al pubblico degli estimatori sia ai lettori ‘nuovi’ e ai giovani, che solo ora si avvicinano ai suoi testi. Particolare attenzione sarà destinata al rapporto di Calvino con le arti, di cui hanno parlato oggi, in un dialogo pensato per il Salone, il curatore Mario Barenghi e Marco Belpoliti, introdotti da Rosanna Cappelli, amministratrice delegata di Electa e Matteo Lafranconi, direttore delle Scuderie.

La mostra sarà un viaggio attraverso la vita, le scelte, l’impegno politico e civile, i luoghi e soprattutto la produzione letteraria e il metodo di lavoro dello scrittore che si svolgerà diacronicamente lungo dieci sezioni sui due piani delle Scuderie del Quirinale.

Mostra Italo Calvino 2023

Le Scuderie del Quirinale, insieme a Electa, rinnovano inoltre la collaborazione con la Regione Liguria, con la città di Genova e con la Fondazione di Palazzo Ducale anche in occasione delle celebrazioni per il centenario di Calvino, nell’anno di Genova capitale del libro. Nel mese di ottobre prossimo, la città e Palazzo Ducale renderanno omaggio a Calvino, avviando un progetto site specific sul tema delle fiabe e del paesaggio, che si concluderà nella primavera del 2024 con il trasferimento a Genova della mostra romana.

Per la mostra Electa pubblicherà, disegnati dallo Studio Sonnoli, un catalogo-guida al percorso espositivo a cura di Mario Barenghi e un volume della collana delle enciclopedie dal titolo Calvino A-Z, con numerosissime voci affidate ai maggiori specialisti e a cura di Marco Belpoliti che ha recentemente curato per Mondadori Italo Calvino. Guardare.

Apre a Milano la mostra “Futurliberty. Avanguardia e stile”

A Milano dal 5 aprile al 3 settembre 2023 al Museo del Novecento e a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine

Il Museo del Novecento e Palazzo Morando | Costume Moda Immagine a Milano in collaborazione con Liberty e la nostra casa editrice Electa presentano, a partire dal 5 aprile 2023, la mostra FuturLiberty.

L’esposizione, con la curatela scientifica di Ester Coen e la direzione artistica di Federico Forquet per i tessuti, approfondisce le vicende del movimento futurista in un inedito raccordo tra pittura e arti applicate nelle due sedi dell’Area Musei d’Arte moderna e contemporanea del Comune di Milano. Le opere dei protagonisti del movimento futurista, Giacomo Balla, Gino Severini, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Fortunato Depero dialogano con i dipinti vorticisti degli inglesi coevi, come Percy Wyndham Lewis e Christopher Nevinson, partendo dal manifesto Vital English Art del 1914 firmato dalla “caffeina d’Europa”, Filippo Tommaso Marinetti. Questi artisti hanno rappresentano, a loro volta, la fonte di ispirazione che ha guidato Federico Forquet e il design team di Liberty nella creazione di due nuove collezioni.

Le avanguardie ispiratrici del Futurismo e Vorticismo esprimono la rottura con il passato attraverso uno sguardo acuto verso il futuro, influenzando la cultura che si esprime nel costume e in tutte le forme del quotidiano. Forza, energia, dinamismo sono elementi che rispecchiano la vitalità delle forme che in diverse epoche hanno accompagnato lo slancio creativo dei designer di Liberty.
Arte vita, spazio tempo, identità rimescolati in una estetica del futuro, in una visione che riplasma principi e tradizioni.

Il progetto conta oltre 200 opere in 2 sedi. Al Museo del Novecento la mostra si sofferma sull’interdisciplinarità dei movimenti d’avanguardia. Un viaggio inedito e affascinante in 8 sezioni, attraverso Futurismo e Vorticismo con opere fondamentali della collezione del Museo del Novecento, di cui 15 importanti autori come Boccioni, Balla, Severini e Carrà, insieme ad altri prestiti provenienti da prestigiose istituzioni italiane e internazionali tra le quali MART di Rovereto, GAM di Torino, Banca d’Italia, Tate, British Council, Estorick Collection, Ben Uri Gallery and Museum, William Morris Gallery di Londra, Sainsbury Centre di Norwich, messe a confronto con i design delle collezioni Liberty.

Inoltre, un approfondimento è dedicato alle architetture Liberty di Milano con la proiezione di immagini degli edifici ‘in stile’ della città. Un percorso che affianca le architetture e decorazioni con i disegni del prestigioso archivio londinese, sottolineando l’influenza stilistica dei motivi floreali e geometrici in uno stretto legame fra le due città.

 

Apre la mostra "Futurliberty. Avanguardia e stile"

A Palazzo Morando | Costume Moda Immagine l’accento è posto sulla straordinaria creatività che caratterizza la storia di Liberty e dei suoi designer di ieri e di oggi. Per la prima volta, dopo la mostra al V&A del 1975 che ne celebrava il centenario, saranno esposti in 8 sale dipinti, disegni, arazzi, stoffe, abiti, arredi, fotografie e un’ampia selezione di materiali inediti dall’archivio di Liberty, a partire dalla collaborazione con William Morris.
La mostra illustra le influenze che hanno caratterizzato il percorso di alcuni maestri, fra cui William Morris, Bernard Nevill e Federico Forquet, e le idee, che nelle diverse epoche hanno ridisegnato il futuro guardando al passato. Il tessuto collega l’inizio e la fine del viaggio attraverso forme, colori, pattern e rifrazioni di luce.

La mostra è accompagnata da una guida del percorso espositivo al Museo del Novecento e a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine, pubblicata da Electa, a cura di Ester Coen.

Apre a Milano la mostra "Futurliberty. Avanguardia e stile"
Apre a Milano la mostra "Futurliberty. Avanguardia e stile"
Apre a Milano la mostra "Futurliberty. Avanguardia e stile"

Il Museo del Novecento ospita la più ampia collezione di opere del movimento futurista, grazie anche al recente comodato della Collezione Gianni Mattioli con cui sono giunti al museo alcuni preziosi capolavori di Boccioni, Balla, Severini, tra gli altri. La galleria del Futurismo offre al visitatore un’esperienza unica per conoscere il movimento artistico italiano più noto a livello internazionale, che proprio a Milano ha conosciuto le sue vicende principali. Una mostra dedicata al rapporto tra Futurismo e Vorticismo inglese, trova quindi la sua sede ideale presso l’istituzione milanese.

Palazzo Morando | Costume Moda Immagine: ha il ruolo di presentare, conservare e produrre testimonianze dei cambiamenti che Milano ha accolto. La Pinacoteca ospita dipinti, disegni e sculture che raccontano l’evoluzione storico-urbanistica-sociale del capoluogo meneghino. La collezione di costume e moda del Comune di Milano viene esposta a rotazione secondo mostre tematiche e offre continuamente una riflessione sull’interdisciplinarietà delle arti decorative e del design. In questa cornice si inserisce perfettamente la partecipazione a Futurliberty, il cui focus qui è dedicato all’indagine del rapporto fra arte e moda, attraverso il lavoro di grandi maestri influenzati dal Futurismo e dal Vorticismo.

Liberty è all’avanguardia nel design e nelle arti decorative dal 1875. È rinomata a livello internazionale per i suoi tessuti, in particolare per i motivi floreali e anche per una lunga storia di sperimentazione di disegni audaci e geometrici che riprendono forme e colori dall’arte d’avanguardia del primo Novecento, in particolare dai futuristi italiani e dai vorticisti inglesi. Lo straordinario archivio di oltre 50.000 disegni e stampe dagli inizi a oggi è una fonte costante di ispirazione. Per i 150 anni di Liberty, lo stimato couturier e designer d’interni Federico Forquet ha curato una nuova sorprendente gamma di tessuti – la collezione FuturLiberty – che porta l’eredità creativa di Liberty nella nostra epoca. Le collezioni vengono prodotte nello stabilimento nel nord Italia, in Lombardia, che utilizza sia tecnologie digitali innovative che tecniche secolari.