1952

Nasce Urania la prima collana italiana di libri di fantascienza.

Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke esce in edicola il 10 ottobre 1952. Immagine concessa con licenza CC BY-SA 4.0

Nascono gli ultramondi: Urania

"Fanta-scienza", scritta all'inizio con il trattino, si deve a Giorgio Monicelli, figlio primogenito di Tomaso, e cugino di Alberto Mondadori. Insieme i cugini programmarono due collane periodiche dedicate esclusivamente a quella narrativa d'evasione, la science ficton appunto, sviluppatasi negli Stati Uniti a ridosso degli anni Trenta e non ancora approdata in Italia. Infatti, salvo qualche proposta isolata, fino agli anni Cinquanta mancava un'offerta continuativa che potesse raccogliere un pubblico di questo genere.

Per primi partirono I romanzi di Urania, un quindicinale di racconti lunghi, uscito in edicola il 10 ottobre 1952, e qualche settimana dopo giunse Urania, mensile di racconti brevi, articoli e una rubrica di corrispondenza, sul modello delle riviste americane. Un'avventura che tuttavia durò appena 14 numeri.

Si rivelò così un preciso orientamento del lettore italiano, sempre restio alla formula “rivista”, in grado di destare l'attenzione solo di una ristretta cerchia di appassionati. Dopo la chiusura della rivista il formato adottato fu quello pocket, il tascabile, e le pubblicazioni della collana, intitolata definitivamente Urania, dal numero 153 accolsero solamente romanzi. Nome che da allora denota un intero genere letterario.

Dopo un decennio, alla direzione della collana subentrò Carlo Fruttero, rimasto famoso, oltre che per la sua guida che seppe innovare ulteriormente Urania, anche per le sue asserzioni secondo cui "i grandi filoni della fantascienza sono due: l'avventura e la descrizione del mondo. Nell'avventura possiamo esplorare il nostro sistema solare; ma questo è Giulio Verne; il vero futuro è la colonia su Beneb", in un mondo lontano tremila anni luce. E questa storia di ultramondi "può narrarla solo uno scrittore".