Scopri il nostro mondo attraverso il racconto di alcuni di noi

Quando inviai il mio curriculum in Mondadori, convinta che la mia laurea in architettura mi desse la possibilità di lavorare per una delle testate di arredamento del Gruppo, non avrei mai immaginato che mi avrebbero chiamato a far parte del loro ufficio tecnico.

Si chiamava Servizio manutenzione e sicurezza ed era formato da soli uomini, inclusa la segreteria. Gestiva i complessi impianti di palazzo Niemeyer e l’organizzazione dei grandi open space. Era come occuparsi di un piccolo comune con più di mille abitanti.

In quasi vent’anni il mondo attorno al palazzo è cambiato completamente e così la mia attività lavorativa, a partire dal nome della struttura che è diventata Real estate Gruppo Mondadori.

Oggi io e il mio team ci occupiamo della gestione di tutte le sedi istituzionali presenti in Italia, principalmente sotto tre aspetti.

Innanzitutto quello contrattuale, con la negoziazione prima e la stesura poi dei contratti di locazione e di tutte le pratiche ad essi connesse.

Un secondo aspetto è la progettazione dei nuovi spazi, l’ottimizzazione di quelli esistenti e le attività di trasferimento del personale all’interno all’interno della stessa sede o tra diverse sedi del Gruppo. Questa è un’attività difficile e molto delicata perché ci permette di entrare in contatto con i nostri colleghi in uno dei momenti che dicono essere tra i più stressanti della vita, ovvero il trasloco.

Un terzo aspetto è quello della manutenzione edile ed impiantistica, che non ha la stessa visibilità ma è altrettanto necessaria perché rende possibile l’attività lavorativa nei diversi spazi delle sedi.

È un lavoro vario, dinamico, stimolante, a contatto diretto con tantissimi colleghi: oggi qui a palazzo siamo diventati quasi 2.000.

Mi piace dire che siamo una squadra, impegnata nella risoluzione dei problemi quotidiani ma, come mi ha detto un collega non molto tempo fa, il segreto è saper trasformare questi problemi in opportunità.

Sono entrato a far parte di questo grande Gruppo quando avevo 26 anni e dopo una prima esperienza lavorativa in una delle principali società di revisione.

Sono entrato come controller della holding, ma dopo qualche anno mi è stata affidata anche la responsabilità dell’ufficio pianificazione e controllo di Gruppo, dove mi occupavo, tra le altre cose, di reportistica gestionale, sia previsionale sia consuntiva, e dove facevo anche tutta la parte di presentazione al management dei dati per BU, sia previsionale sia consuntiva.

Nell’estate del 2015 mi è arrivata una di quelle proposte che non si può rifiutare: il CFO del Gruppo mi chiama e mi propone di diventare il nuovo responsabile amministrativo della capogruppo e di tutte le società dell’area periodici.

È stato sicuramente, all’inizio, un colpo: rappresentava un grosso salto, un grosso cambiamento, perché passavo da dover fare un budget a dover fare un bilancio, da una struttura di 2/3 persone a essere a capo di una struttura di 25 persone che, per giunta, erano tutte più grandi di me, quindi io sarei stato il più giovane.

È stato sicuramente coraggioso il CFO perché dare l’incarico di responsabile amministrativo di una società quotata a un ragazzo di 35 anni non è una cosa che si sente tutti i giorni, soprattutto in Italia.

Dopo un primo momento di sbigottimento, ho capito subito che quello poteva essere il posto giusto per me. La fiducia che mi era stata dimostrata, una fiducia grande, mi ha spinto subito a dire di sì; l’esperienza che avevo fatto in revisione mi aveva preparato tecnicamente e quella fatta al controllo di gestione mi aveva dato la possibilità di conoscere tutti i business dell’azienda, incluso quello dei periodici.

Per me è stata una grandissima soddisfazione perché era il riconoscimento di tutto il lavoro svolto fino a quel momento. Spesso per far carriera bisogna cambiare azienda e per me esserci riuscito dall’interno era fonte di grande orgoglio.

Ogni anno il bilancio è una nuova sfida.

Il mio percorso in Mondadori inizia nel 2002: all’agenzia eventi e traduzioni per cui lavoravo durante gli studi avevano chiesto una persona che supportasse il team della comunicazione nell’organizzazione della convention annuale di Gruppo.

Ricordo che quando mi arrivo la proposta non potevo proprio crederci: l’idea di lavorare nella casa editrice che pubblicava i libri che avevo amato e studiato mi sembrava davvero un sogno che si realizzasse.

La collaborazione sarebbe dovuto durare un mese ma da allora sono trascorsi già più di 15 anni. Ho iniziato come addetta agli eventi nella Direzione comunicazione. I primi anni sono stati una vera palestra formativa e stimolante, in cui le attività spaziavano dal corporate al retail, dai libri ai magazine. Un periodo in cui ho imparato davvero tantissimo.

L’incarico successivo, che ricordo sempre con grande emozione, mi ha visto impegnata, in un momento storico della casa editrice, nell’organizzazione delle iniziative speciali legate ai festeggiamenti per il centenario del 2007.

Successivamente ho assunto la responsabilità della corporate identity e poco dopo delle iniziative istituzionali di Gruppo.

Le due anime del mio lavoro hanno caratteristiche diverse: la corporate image prevede uno studio, un’analisi costanti e l’applicazione di regole e strutture per far sì che la comunicazione del brand sia sempre coerente.

Nell’ambito delle iniziative istituzionali riesco a concentrare la mia parte più organizzativa e di problem solving. Mi piace proprio l’idea di progettare un evento, pensarlo dall’a alla zeta e soprattutto vederlo realizzarsi.

Le iniziative sono davvero varie: incontri con gli analisti, assemblea degli azionisti, attività in sede, iniziative per i dipendenti e, non da ultimo, fiere nazionali e internazionali particolarmente legate all’ambito dell’editoria libraria. E ovviamente anche progetti speciali.

In questi anni ho visto l’azienda trasformarsi e confrontarsi con scenari in costante evoluzione ma. Proprio come il primo giorno, mi sento sempre privilegiata a lavorare in questo Gruppo.

Di recente il mio rientro dalla maternità è stato particolarmente gratificante, grazie a nuovi stimoli e incarichi: tante nuove sfide che rendono il mio lavoro ogni giorno davvero appassionante. Anzi, oserei dire addirittura divertente.

Mi chiamo Francesco Riganti e sono direttore marketing di Mondadori Retail.

Quando qualcuno dice “Mondadori”, la prima cosa che ci viene in mente è il libro, ma il libro come oggetto fisico in sé. In realtà Mondadori significa anche librerie, tant’è vero che Mondadori Retail è la società del Gruppo che gestisce oggi ben oltre 600 librerie su tutto il territorio nazionale.

Quando sono arrivato, nel 2013, c’erano ben 4 società, ognuna delle quali gestiva un business distinto: c’erano i negozi diretti, i negozi in franchising, l’online e il club. È stato dunque avviato un processo di progressiva integrazione che ha portato alla costituzione di un’unica società, Mondadori Retail, e alla creazione per la prima volta di una direzione marketing che di fatto fosse crosscanale, che fosse trasversale a tutte le business unit. E quindi alla definizione di un’unica strategia di marketing, di una strategia di brand e di una strategia di insegna.

All’interno della mia direzione vengono svolte tutte quelle attività che ricadono sotto la definizione e l’ombrello del marketing. Innanzitutto le analisi e le ricerche: vuol dire andare a capire le dinamiche comportamentali dei clienti, dei consumatori e del mercato; il CRM, quindi tutte le attività che hanno come obiettivo l’acquisizione di nuovi clienti e la retention dei clienti attuali; gli eventi, il web marketing, social e digital media, che oggi stanno diventando sempre più importanti; il trade marketing, ovvero tutte quelle attività di comunicazione che vengono sviluppate all’interno del negozio; tutto ciò che è digital innovation, tutti quei progetti che puntano su e utilizzano la tecnologia nell’ottica dell’innovazione e che rafforzano la proposizione del digital reading.

Oggi ci troviamo in un’era di grande cambiamento, c’è un’evoluzione in corso che è fortemente condizionata dalla tecnologia e per un modello di retail come il nostro, che ha nel proprio dna i negozi dai quali non si può prescindere, diventa davvero importante riuscire a integrare il mondo online, ecosistema con il quale noi tutti ci troviamo oggi a vivere e a lavorare, con il mondo fisico.

Nella mia visione le aziende che saranno in grado di vincere la competizione nel futuro sono quelle aziende che saranno capaci di riuscire a integrare, in maniera distintiva, in maniera determinata, gli asset digitali, gli asset fisici dei propri negozi e, naturalmente, la componente umana.

Lavoro in Mondadori, all’interno della direzione risorse umane, da circa 10 anni. Sono entrata dopo due esperienze più brevi in altre aziende, altrettanto grandi e strutturate ma di settori diversi da quello dell’editoria.

Sono da sempre appassionata di libri e anche lettrice di magazine. La possibilità di lavorare in un contesto, un ambito, un settore così affascinante e creativo, ma anche la possibilità di conoscere in profondità le dinamiche relative all’ideazione e alla realizzazione di questi prodotti sono state per me motivazioni molto forti all’ingresso in Mondadori.

Per i primi 5 anni mi sono occupata di gestire le attività di selezione, formazione e sviluppo per la divisione libri e per gli staff centrali. In seguito mi è stato proposto un cambio di ruolo, sempre all’interno della direzione risorse umane, ma come HR business partner per la divisione Libri Trade.

Questa per me ha rappresentato un’opportunità di crescita in quanto mi ha permesso di allargare le mie competenze anche all’ambito più “hard” delle risorse umane: mi sono infatti occupata di gestione, di organizzazione, ma anche di compensation e di sindacale.

Con questo nuovo ruolo ho la possibilità di occuparmi, insieme con i manager responsabili e con i loro collaboratori, di tutte le tematiche HR che li riguardano: dal momento dell’assunzione e dell’ingresso in azienda fino alla definizione dei piani di sviluppo e di crescita interni.

È un’attività di grande soddisfazione quella di provare, e non è sempre facile, a conciliare le esigenze dell’organizzazione con quelle delle persone che ne fanno parte.

Considero ancora oggi, dopo dieci anni, quello di potermi interfacciare ogni giorno con i protagonisti della diffusione della cultura italiana. Sono occasioni di grande arricchimento sia dal punto di vista professionale sia a livello personale.

Sono partito giovane studente che si occupava di ricerca storica e avrebbe voluto fare il professore universitario, poi ho iniziato una serie di collaborazioni da free lance con case editrici scolastiche molto piccole della realtà bergamasca. Ho lavorato quattrodici anni a Torino, poi finalmente nel 2010 sono sbarcato a Milano e ho iniziato una nuova grande avventura.

Il lavoro editoriale rivolto alla scuola si muove all’interno di tre grandi coordinate.

Primo punto molto importante: l’editoria scolastica è un’editoria di progetto. Significa che l’editore cerca un autore per poter realizzare, progettare un prodotto editoriale che sia confacente al mercato scolastico, ai programmi, all’insegnamento delle discipline.

L’editoria di progetto si contrappone alla editoria cosiddetta d’autore, in cui c’è un autore, sostanzialmente, che ha prodotto un romanzo e cerca un editore che veicoli, che intermedi e porti la sua opera sul mercato.

C’è un secondo punto molto importante che riguarda la specificità del prodotto editoriale scolastico: il prodotto scolastico, riferendosi a un ciclo scolastico, è sicuramente un prodotto pluriennale, quindi più volumi; c’è una parte fisica e c’è una parte digitale.

C’è un terzo elemento infine che caratterizza il lavoro editoriale rivolto all’ambito scolastico e ha a che fare con l’utente finale. Il progetto editoriale deve essere senz’altro progettato e realizzato pensando allo studente. Ma è caratteristica di questo settore che tra l’editore e lo studente c’è un decisore: il docente infatti decide quale testo adottare, quale testo è più confacente alla propria idea didattica, ai propri bisogni, alle proprie abitudini e al proprio contesto  di lavoro.

Come avrete capito, si tratta di un mondo complesso ma con una sua intrinseca bellezza, uno scrigno pieno di sorprese interessanti, dove sono messe in gioco competenze, abilità, la creatività prima di tutto.

Un’avventura che spesso, credetemi, può sembrare folle.

Sono arrivata in Mondadori nel 2009 come stage nel mondo del marketing dei periodici di fitness e di salute. Da dietro le quinte ho cominciato a vedere la bellezza che c’è dietro tutto questo mondo.

Dopo l’esperienza come stage ho iniziato un’esperienza nella divisione mobile: sviluppavo app di sfoglio per tutte le testate Mondadori e quest’esperienza mi ha aiutato molto per il ruolo successivo che sarei andata a ricoprire. Mondadori mi ha dato una grossa opportunità di diventare product manager del sito di Donna Moderna, un sito che poi è diventato il portale leader nel mondo dei femminili.

La sfida successiva è stata per me quella di seguire il processo di integrazione carta e digital per Starbene.

Nel 2015 ho cominciato a seguire come marketing tutto il polo food Mondadori. Oltre a tutto l’aspetto di contenuto e di prodotto ho potuto sviluppare un’altra parte importante, che sono gli eventi. Ho aperto la Scuola di cucina di Sale&Pepe.

A questi brand si è aggiunto poi tutto il polo kids. Un’altra esperienza si è aperta perché abbiamo cominciato a sviluppare nuove linee di business, eventi sul territorio e anche progetti con le scuole.

Se devo pensare da quando sono arrivata in stage a adesso, direi che ne ho fatta di strada!

La cosa che ho imparato in questi quindici anni di lavoro qui in Mondadori, prima come editor e adesso come responsabile editoriale, è che i libri hanno un corpo e un’anima.

Un libro ha un corpo perché è una cosa, questo a prescindere dal fatto che sia cartaceo o digitale. È una cosa che ha un aspetto, che ha un costo di realizzazione e che ha un prezzo di vendita. Ha delle esigenze produttive e di distribuzione. Ha, come dire, un attrito.

Però ho imparato che un libro ha anche un’anima ed è fondamentale per chi fa questo mestiere saperla cogliere e trattare.

Selezionare un libro da pubblicare significa capire se un testo ha o meno un’anima, qualcosa che gli vibra dentro, che lo rende notevole, speciale.

Curare un libro significa capire esattamente qual è quell’anima, metterla a fuoco, sennò si corre il rischio di confonderla con altri e di tradirla.

Lanciare un libro significa comunicare quell’anima all’esterno: con un titolo, una copertina, un piano di marketing o di comunicazione.

In questi anni in Mondadori ho imparato quanto è importante riuscire a tenere insieme il corpo e l’anima dei libri, fino quasi a confonderli e a farsi venire il dubbio che siano davvero due cose così distinte.

Uno degli aspetti più affascinanti del mestiere editoriale è che non si riesce mai a comprenderlo fino in fondo.

E d’altra parte, è quello che succede con le persone più interessanti e con le poesie più belle.

Ho iniziato a lavorare nell’area digital del Gruppo Mondadori in un periodo sperimentale, quasi pionieristico. Inizialmente mi occupavo dei forum e dei social di Donna Moderna e poi con gli anni ho iniziato a occuparmi anche dei social media  per gli altri brand del Gruppo.

Lavorare nei social media vuol dire lavorare in un ambito in costante movimento, fatto di parole però anche di numeri.

Nel 2016, con l’acquisizione da parte del Gruppo Mondadori di Banzai Media, è nata una nuova area digitale fatta da mondadoriani e nuovi colleghi di Banzai. E sicuramente quello è stato un grande passo in avanti, perché entrare in contatto con quelli che erano i tuoi concorrenti, i tuoi rivali di un tempo, è stato come il completamento di due metà: chi era tradizionalmente più forte sui contenuti e chi era nativamente più orientato al digitale. Il risultato è quello di un team molto forte, capace di creare delle nuove sinergie. Certo si rischia di più, però si sperimenta tanto e i risultati si vedono.

È bello avere tante sfide ma vedere allo stesso tempo tanti sogni realizzarsi con gli sforzi di chi ci crede.