Pamuk torna con un romanzo storico che ci parla del presente, con la forza e l’intensità della grande letteratura. Aprile 1901: il dottor Bonkowski sbarca sull’isola di Mingher, provincia dell’Impero Ottomano, in cui musulmani e cristiani ortodossi provano a vivere pacificamente, dove si aggira un nemico micidiale e invisibile: la peste. Poco dopo il suo arrivo però, Bonkowski viene ritrovato ammazzato. Senza il medico a guidare le operazioni di contenimento del contagio, l’epidemia si scatena, e con essa la tensione tra la popolazione, tra chi osserva la quarantena e chi nega l’esistenza della malattia. “Le notti della peste” del premio Nobel Orhan Pamuk è un’opera grandiosa, attraversata da echi di Tolstoj, di Manzoni, del Conrad, di Camus. Un romanzo storico e allegorico tra le cui righe si legge la deriva di ogni nazionalismo verso l’autocrazia dell’uomo forte. In cui le esistenze dei singoli individui si aprono al rapporto tra paura e potere, tra vita e destini generali, tra fede e ragione, tra modernità e tradizione.
Photo credits: Koray Şentürk
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